lunedì 10 febbraio 2014

RIFLESSIONI - I nuovi barbari


“Cosa faresti con la Boldrini (presidente della Camera dei Deputati, n.d.a) in macchina?”. E’ il twitt apparso sul sito di Beppe Grillo a febbraio 2014, volutamente teso a scatenare le più diverse oscenità: è un segno di disagio, mentale e comportamentale, del comico leader del Movimento 5 stelle. Il degrado dei modi e del linguaggio è sinonimo della decadenza della nostra epoca e di un paese, il nostro, che si definisce civile. E’ indice di un generale scadimento dei valori nella famiglia, nella scuola, nelle istituzioni, nella politica. Valori che da sempre sono alla base del vivere civile: rispetto, educazione. Quelli che blaterano e agiscono con volgarità lo fanno chiamando in causa la modernità, la disinibizione, la spontaneità. Sono solo dei limitati dotati di enorme arroganza. Non sanno nemmeno di cosa parlano, perché la volgarità diffusa comparve alla fine degli anni 80, più di 25 anni fa. 
Non parlo solo di politici, ma dell’agire della gente comune, del linguaggio dell’informazione. “Cuore”, supplemento satirico de l’Unità, si divertiva a mettere nei titoli la parola “culo”, in televisione si sentiva per la prima volta dire “cazzo”, persino una bestemmia. Vittorio Sgarbi cominciò a costruire il suo personaggio di intellettuale rissoso quando nel 1989 al Costanzo Show a una insegnante che aveva letto una propria poesia disse con violenza: “Lei è una stronza”. Luciana Litizzetto, che pure ha alle spalle una notevolissima carriera piena di riconoscimenti, ha creduto bene di affidare la propria popolarità alla scurrilità delle sue battute: pare che merda culo cazzo troia siano parole irrinunciabili. Berlusconi definì “culona inchiavabile” la Merkel dopo aver dato all'"abbronzato" ad Obama. Calderoli, leghista una volta intemperante, ancora un anno fa paragonava il ministro Kyenge ad un orango.
Umberto Bossi (che non conosce la storia altrimenti avrebbe saputo che gli italiani hanno invaso mezzo mondo), a parte la volgarità delle parole (“Io col tricolore mi pulisco il culo”), cominciò a usare minacce (“Centomila bergamaschi sono pronti con i fucili alla secessione”) in grado soltanto di intaccare le menti più labili e non di provocare quella rivoluzione illusionaria che andava predicando contro i meridionali e gli immigrati: se vuoi fare una rivoluzione vera devi avere al fianco qualcosa di più solido, mica delle chiacchiere insulse. Adesso sono di moda i “grillini”, che agli ordini di un comico fanno le loro battaglie con arroganza e supponenza. Anche loro vogliono rivoluzionare lo Stato e cavalcano la rabbia della gente usando offese e atti di bullismo non immaginando che alla lunga la gente si stancherà della loro vacuità. La volgarità ha ormai intaccato ogni settore della vita sociale. Vai su un autobus e inorridisci a sentire parlare gli studenti, che si credono “grandi” esibendo il linguaggio osceno. A scuola dilaga il bullismo. Le famiglie se ne disinteressano: tv e videogiochi bastando a educarli, pensano. La politica è diventata strumento per l'affarismo più cinico. Il Vaticano è scosso da casi di pedofilia. Negli stadi le scurrilità la fanno da padrone: “Juve merda” è il più quotato slogan fra i cervelli atrofizzati. “Tutti allo stadio porca puttana” diceva il cartellone di non so quale tifoseria: caspita che battuta! Nelle intenzioni del suo ideatore quella esclamazione doveva servire a dare forza al messaggio e invece lo sviliva. Che tristezza!


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