martedì 26 novembre 2013

RIFLESSIONI - Discriminazioni


Mi fa molto arrabbiare il fatto che si parli più dei gay e delle lesbiche che dei disabili. Sia chiaro, non ho niente contro gli omosessuali: da piccolo avevo un cugino gay e da grande fra gli amici più cari due erano gay, un caro amico di mio figlio è omosessuale. Però non sopporto che nella comunicazione venga dato enorme risalto alle manifestazioni per i diritti degli omosessuali mentre attorno ai disabili cala un silenzio ipocrita e vigliacco. Con qualche minima eccezione: il Corriere della Sera a inizio 2012 ha istituito il blog Corriere.it Invisibili, che però resta sempre e solo una discussione interna. Leggo a inizio 2014 che "il governo è a rischio sulla questione dei matrimoni gay". La trovo una cosa oscena, offensiva. Così come il fatto che a Sochi, sede dei Giochi Olimpici Invernali, 2014, si sia parlato più di gay che di sport: per dire, Luxuria è andata apposta a Sochi per sbandierare uno striscione a favore dei gay. A "C'è posta per te" di Maria de Filippi c'è stato il primo bacio in diretta fra due uomimi. E al Festival di Sanremo 2014 è stato ospite tale Rufus, che Elton John definisce il più gande cantautore, con la canzone "Gesù Cristo è un gay": idiota, oltre che bestemmiatore. I problemi dei disabili sono un milione di volte più gravi di quelli dei gay, attorno a loro ruota un invisibile mondo di solidarietà che però non basta ad alleviarne il percorso di vita. Perché a fianco c’è anche un mondo altrettanto vasto di indifferenza. Basti pensare alla tranquillità di chi occupa il parcheggio di un disabile, al menefreghismo di chi fa costruire un ascensore in cui non può entrare una carrozzella, alle barriere insulse che si oppongono al passaggio di un disabile. A metà dicembre 2013 un corteo di malati di Sla a Roma aveva bloccato il traffico: molti automobilisti inviperiti gli hanno urlato di levarsi dai coglioni. A gennaio 2014 a Reggio Calabria hanno detto che negli asili nido non ci sono posti per bambini disabili: mancano gli insegnanti di sostegno. Una vergogna. Un gay è gay e basta, pur con tutti i suoi problemi. Un disabile ha mille sfaccettature di inabilità. Eppure i media propagandano con gran clamore le manifestazioni dei primi e ignorano le battaglie quotidiane degli altri. In tv è una gara ad ospitare gay, a solidarizzare con loro, ad “accettarli”. Vorrei vedere in primo piano altrettanti disabili. Ma no, non li chiamano, pare quasi che diano fastidio. E' come quando si ha paura di un problema e allora lo si ignora. Nei loro confronti c’è una sorta di indifferenza, quasi di repulsione, che maschera disagio e grande vigliaccheria. Si parla delle vessazioni dei gay ma non di quelle dei disabili, che sono anche oggetto di altre cialtronate indicibili. Nessuno si finge gay, moltissimi si fingono disabili: i gay dilagano in televisione, i falsi disabili dilagano nelle strade. Una volta beccati, sarebbero da bastonare e dopo, solo dopo, da sbattere in galera. Assieme ai medici che li certificano.

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