lunedì 23 dicembre 2013

LE MIE PASSIONI - Le Dolomiti


Da anni non ci posso più andare, perché sopra i 700 metri la pressione mi schizza pericolosamente in alto. Ma c’è stato un tempo, fin da ragazzo, in cui la montagna era la mia passione: Moena e Vigo di Fassa i miei luoghi preferiti: da lì puoi raggiungere i posti più stupefacenti, siano il Passo Pordoi o il Sella, il Lago di Misurina o di Auronzo, la Val Gadena o la val Pusteria. Per montagna intendo le Alpi orientali, le Dolomiti, dette anche i Monti Pallidi. Dal 2009 l’Unesco le ha proclamate patrimonio dell’umanità. Le Dolomiti propongono panorami mozzafiato, cime e valli si alternano senza soluzione di continuità esibendo fra cielo e abeti silenziosi leggende millenarie. Nacquero 250 milioni di anni fa innalzandosi lentamente dal mare, create dallo scontro fra la placca europea e quella africana. Ancora oggi si stanno elevando. E ancora oggi trovi conchiglie sulle cime. Dall’alto della Marmolada (foto sopra), a quota 3.343, ti riempi il cuore di una vista spettacolare: ci si arriva da Malga Ciapela, con tre balzi di funivia, e resti incantato a guardarti intorno con sereno stupore. Una volta arrivai fin sotto le Tre Cime di Lavaredo (foto sotto), con moglie e figlio: una camminata estenuante ma appagante, una vista stupefacente. 
Un giorno, ero un ragazzino, arrivai fino in cima al Plan de Corones, un panettone di origine vulcanica a 2.275 metri di quota sopra San Candido che è cuore dei ladini, illuminato da prati e fiori. Ricordo che vidi con stupore un prato condito di stelle alpine, una moltitudine mai vista. Oggi è vietato raccoglierle, ne sono rimaste poche. Il Gruppo del Catinaccio, che si specchia nel Lago di Carezza (foto sotto), è lo spettacolo più imperdibile. I tedeschi lo chiamano Rosengarten, il giardino delle rose, perché al tramonto si colora di rosa. 
A rendere magica quella montagna c’è una leggenda suggestiva. E’ quella di Laurino, Re dei Ladini, un popolo di nani che scavando nella roccia del Catinaccio aveva trovato cristalli, oro, argento. Laurino aveva armi magiche: una cintura che lo rendeva forte come 12 uomini e una cappa che lo rendeva invisibile. Un giorno il Re dell’Adige decise di dare in sposa la figlia Similde e convocò i nobili delle vicinanze per un torneo cavalleresco. Quando Re Laurino vide Similde fu abbagliato dalla sua bellezza, la rapì e se la portò via a cavallo. Gli altri nobili lo inseguirono tentando di sbarrargli il passo all’ingresso del Giardino delle Rose. Nonostante la cintura e la cappa magiche, Laurino fu preso. E allora maledisse la sua montagna che si specchiava nel lago: Né di giorno né di notte nessun occhio umano potrà più ammirarti! Si dimenticò dell’alba e del tramonto e da allora il Catinaccio allo spuntare del giorno e al tramontare del sole si colora come un giardino di ineguagliabile bellezza. Ah, le mie montagne, che nostalgia!

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