Il
cammino dell’umanità è sempre stato segnato periodicamente da scoperte e
invenzioni che ne hanno cambiato il percorso in maniera determinante. Pensate
alla scoperta di nuove terre o di un farmaco, all’invenzione del motore, della luce, del
telefono senza fili, della televisione. Oggi ci troviamo al centro di una
rivoluzione sconvolgente i cui effetti sul nostro destino sono ancora
sconosciuti. Il tutto è successo poco più di una ventina d’anni fa. Nel 1990 il cellulare
era un oggetto praticamente sconosciuto. Ricordo che il presidente della
Federcalcio Antonio Matarrese ne fece regalo ai calciatori azzurri che
partecipavano al Mondiale italiano. Pareva una stravaganza per ricchi, oggi non
c’è chi non ne abbia uno. E’ utile, anche se c’è chi ne abusa per sparare
sciocchezze, specie inutili sms. E pensate al computer. Nel 1996 da noi c’erano ancora
la telescrivente e il fax. Oggi del pc non ne puoi fare a meno. Tantomeno di internet. Dopo, è stato
un continuo e velocissimo evolversi di questi oggetti che hanno stravolto e
stanno stravolgendo le nostre vite. E il nostro cervello. Sì, perché la
rivoluzione in atto – a differenza delle altre - tocca direttamente la nostra
testa. Non parliamo più l’uno con l’altro, ci muoviamo di meno: fanno tutto
computer e i derivati dei cellulari, iPad, Smartphone, ecc. Non giudico, sono solo
molto perplesso. E non appartengo alla categoria di quegli anziani che rifiutano le rivoluzioni generazi0nali.
Oggi è di moda “twittare”: cioè scrivere anziché parlare, individui isolati davanti a uno schermo che comunicano solo in maniera indiretta, magari esaltando il proprio narcisismo e cercando consensi. Twitter è un cosiddetto social network creato a San Francisco nel 2006 e non vuol dire “cinguettio” perchè in origine si chiamava “twttr”, che nelle intenzioni del suo ideatore era un “flusso di pensieri”, una maniera nuova di comunicare, uno strumento di informazione. Solo dopo è stato associato all’uccellino che, chiuso nella sua gabbia, sparge suoni al vento. Così era il pennuto inventato dopo il 1946 dalla Warner Bros, che in origine si chiamava Orson in omaggio a Orson Welles di cui Bob Clampet, ideatore del personaggio di Tweety, era ammiratore. Tweety, in italiano Titti, era un canarino che protetto dalla sua gabbia, era sempre impegnato a fuggire agli agguati di un gatto, Silvestro. "Twittare" è un modo per nascondersi, per non guardare in faccia l’interlocutore, e quindi anche per dire le cose più oscene e terribili: specie fra i giovani, ma non solo. Minacce e offese vengono sparate senza pensare alle conseguenze: vigliaccamente c’è chi ha augurato la morte a quella ragazza che difendeva la sperimentazione sugli animali, cosa che le ha allungato la vita; c'è stato chi ha ingiuriato Bersani steso in un letto di ospedale, chi tortura gay e nemici vari spargendo infamie, chi fa del bullismo. Tanto che adesso si vuole regolamentare la faccenda. Impossibile, a mio parere: gli idioti non moriranno mai. Persino i politici, i giornalisti, i personaggi pubblici si scambiano insulti o sparano stupidate via web: troppo rischioso e antiquato dare dell'imbecille a uno guardandolo negli occhi. Più facile scriverlo, magari cancellandolo un'ora dopo come se nulla fosse successo. A fine 2014 il 70enne Bruno Vespa, per propagandare il suo programma che avrebbe parlato dei gay, ha scritto una frase maldestra che ha scatenato l'ira degli omosessuali: sarebbe stato meglio se avesse usato la parola. Ma twitter è tanto di moda e anche lui non ha resistito alla tentazione! Leggo a febbraio 2014 che gli utenti di twitter sono in calo e che il titolo è crollato a Wall Street: forse qualcuno comincia a capire l'insensatezza di un tale strumento di comunicazione. Penso al futuro dell’uomo, fatto di sola testa, un mostro: forse arriveremo al teletrasporto, alla telecinesi, alla lettura del pensiero, le potenzialità del cervello umano sono ancora sconosciute. Peccato solo che in tutto questo fermento di cervelloni nessuno sia ancora riuscito a scoprire come stroncare un tumore.
Oggi è di moda “twittare”: cioè scrivere anziché parlare, individui isolati davanti a uno schermo che comunicano solo in maniera indiretta, magari esaltando il proprio narcisismo e cercando consensi. Twitter è un cosiddetto social network creato a San Francisco nel 2006 e non vuol dire “cinguettio” perchè in origine si chiamava “twttr”, che nelle intenzioni del suo ideatore era un “flusso di pensieri”, una maniera nuova di comunicare, uno strumento di informazione. Solo dopo è stato associato all’uccellino che, chiuso nella sua gabbia, sparge suoni al vento. Così era il pennuto inventato dopo il 1946 dalla Warner Bros, che in origine si chiamava Orson in omaggio a Orson Welles di cui Bob Clampet, ideatore del personaggio di Tweety, era ammiratore. Tweety, in italiano Titti, era un canarino che protetto dalla sua gabbia, era sempre impegnato a fuggire agli agguati di un gatto, Silvestro. "Twittare" è un modo per nascondersi, per non guardare in faccia l’interlocutore, e quindi anche per dire le cose più oscene e terribili: specie fra i giovani, ma non solo. Minacce e offese vengono sparate senza pensare alle conseguenze: vigliaccamente c’è chi ha augurato la morte a quella ragazza che difendeva la sperimentazione sugli animali, cosa che le ha allungato la vita; c'è stato chi ha ingiuriato Bersani steso in un letto di ospedale, chi tortura gay e nemici vari spargendo infamie, chi fa del bullismo. Tanto che adesso si vuole regolamentare la faccenda. Impossibile, a mio parere: gli idioti non moriranno mai. Persino i politici, i giornalisti, i personaggi pubblici si scambiano insulti o sparano stupidate via web: troppo rischioso e antiquato dare dell'imbecille a uno guardandolo negli occhi. Più facile scriverlo, magari cancellandolo un'ora dopo come se nulla fosse successo. A fine 2014 il 70enne Bruno Vespa, per propagandare il suo programma che avrebbe parlato dei gay, ha scritto una frase maldestra che ha scatenato l'ira degli omosessuali: sarebbe stato meglio se avesse usato la parola. Ma twitter è tanto di moda e anche lui non ha resistito alla tentazione! Leggo a febbraio 2014 che gli utenti di twitter sono in calo e che il titolo è crollato a Wall Street: forse qualcuno comincia a capire l'insensatezza di un tale strumento di comunicazione. Penso al futuro dell’uomo, fatto di sola testa, un mostro: forse arriveremo al teletrasporto, alla telecinesi, alla lettura del pensiero, le potenzialità del cervello umano sono ancora sconosciute. Peccato solo che in tutto questo fermento di cervelloni nessuno sia ancora riuscito a scoprire come stroncare un tumore.
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