lunedì 16 settembre 2013

I PERCHE' - Le rosse e gli italiani


Perché la Ferrari ha sempre privilegiato piloti stranieri piuttosto che gli italiani?

Nella stagione 2009 di Formula 1 ben due italiani sono saliti sulla monoposto Ferrari: Luca Badoer e Giancarlo Fisichella. Il primo era da anni collaudatore della Casa di Maranello, il secondo era stato lasciato libero per l’occasione dal suo team, la Force India. Entrambi, prima l’uno poi l’altro, hanno sostituito a metà stagione l’infortunato Felipe Massa. Ma è stata un’eccezione: sui bolidi rossi modenesi sono quasi sempre saliti piloti stranieri. Ciò scaturisce da diverse motivazioni: una obiettiva sfiducia di Ferrari nei riguardi dei talenti di casa nostra, la scelta politica di non “allevare” piloti italiani e soprattutto una sofferta decisione dello stesso Enzo Ferrari. Quando nel Gran Premio di Monaco del 1967 morì tragicamente il popolarissimo pilota romagnolo Lorenzo Bandini al volante della 312 e in forza alla Casa modenese dal 1962, il “Drake” fortemente scosso dall’evento fece una promessa solenne: “Mai più piloti italiani sulle mie macchine”. Non fu così, ma gli italiani che in seguito salirono su una Ferrari sono da considerarsi eccezioni. Così come del resto quelli che aveva preceduto la morte di Bandini. C’era stato Alberto Ascari, che nel 1952 e 1953 sulla “rossa” aveva conquistato due titoli mondiali. Poi Giancarlo Baghetti, in tre corse della stagione 1961: nella prima, al suo debutto in F.1, vinse il GP di Francia. Più fortunato Michele Alboreto, in Ferrari dal 1984 al 1988. Nel 1991 Gianni Morbidelli nel GP d’Australia fu chiamato a sostituire Prost e giunse sesto.  Nel 1992 Ivan Capelli disputò l’intera stagione con la Ferrari e fu l’ultimo pilota a riuscire a tanto. Nel 1994 Nicola Larini fu ingaggiato disputare il GP San Marino a Imola e ottenne un ottimo secondo posto. Dovettero passare ben 15 anni prima altri piloti italiani potessero guidare una Ferrari, appunto Badoer e Fisichella

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