mercoledì 23 ottobre 2013

RIFLESSIONI - La mania dell'inglese


Abbiamo il ministero del welfare, politici, televisioni e giornali sproloquiano con grande disinvoltura della service tax, della spending review  (che sarebbe la revisione della spesa pubblica) e di streaming, inducendo la gente comune a chiedersi di che cosa si stia blaterando. Trovo ridicola e abbastanza stupida questa mania di sconvolgere la nostra lingua: siamo un paese che in generale non sa parlare né capire quella lingua universale che è diventato l’inglese eppure ne adottiamo parole in quantità smisurata, più di ogni altra nazione. Una volta ho sentito alla tv un giornalista addirittura dire “plas”, inglesizzando il latinissimo “plus”. Nelle pubblicità si reclamizzano i telefonini "mobail" storpiando l'italianissimo "mobile" (dal latino "movere", muovere). Questo che sto scrivendo è un "post": leggo su qualche vocabolario che è parola inglese. Col cavolo! Gli inglesi l'hanno preso dal latino "positus"! "Occupy" adesso va tanto di moda e viene tronfiamente detto senza sapere che deriva dal latino "obcapere", prendere possesso. Ultimamente dilaga la parola "selfie": vuol dire autoscatto ma vuoi mettere dirlo in inglese?! Fai un figurone. Nelle offerte estive o nei viaggio viene trionfalmente detto che è "all inclusive": tutto compreso era forse troppo difficile. C'è una interessantissima trasmissione tv, si chiama "coffee break": era troppo volgare chiamarla pausa caffè? Su un  giornale ho letto un titolo che sicuramente era destinato ad appassionati di enigmistica: "Crowdfunding per l'Ijf". E un altro ancora: "Moovely ti dà un passaggio, la nuova app del carpooling". Incomprensibile ai più. Tempo fa il Ministero dell’Interno ha avviato una campagna contro il femminicidio mettendo in circolazione T-shirt ("maglietta" non andava bene eh?) con la scritta “No more feminicide”: d’accordo che il fenomeno è internazionale ma sarebbe stato tanto vergognoso scrivere “Non più femminicidi”? La ex Ministro Fornero ebbe a dire che i giovani sono "choosy" (schizzinosi) inducendo tutti ad andare a sfogliare il dizionario per vedere se fosse un insulto o un complimento. La mostruosità più orribile l'ho letta qualche giorno fa: in un libricino di storie sulle Winx (cartoni per bambini) si dice che le piccole fate hanno fatto "un master di magia". Un master di magia?????? Vallo a spiegare cos'è a una bambina di 5-6 anni. Chi ha scritto una cosa del genere è uno fuori dal mondo: era proprio necessario usare la parola master quando la nostra lingua propone "scuola" o "corso"? Il fascismo fece una crociata contro quella consuetudine già emergente negli anni 20, talvolta rendendosi patetico: il gol di una partita di calcio per esempio divenne “porta” o “rete”, il bar venne chiamato "mescita" e il cocktail "bevanda arlecchina". Non pretendo tanto, in tempi di globalizzazione. Mi vanno bene parole che sintetizzano un concetto meglio dell’italiano, come blitz o boom o stop, ma non accetto che una squadra sia diventata un team, che la pausa pranzo si chiami break, che un periodico sia un magazine, che per dire spazzatura si debba ricorrere a trash o che il biglietto debba essere chiamato ticket e lo spuntino uno snack. Siamo dei provincialotti: abbiamo una delle lingue più armoniose ed espressive del mondo ma crediamo di elevarci pronunciando (spesso storpiandole) parole di altra estrazione.

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