lunedì 7 ottobre 2013

RIFLESSIONI - Le case chiuse

Sono sempre di più coloro che vorrebbero la riapertura delle cosiddette “case chiuse” o almeno la creazione di spazi appositi allo scopo, le cosiddette “loving zone”. Cose del genere ci sono da tempo in tutto il mondo, dalla famosissima Reeperbahn di Amburgo al Quartiere Rosso di Amsterdam. Da noi no. Era fine febbraio 1958 quando la senatrice socialista Lina Merlin firmò la legge che in teoria voleva salvaguardare la figura della donna ma che in pratica  aboliva i bordelli (erano 560), con grande gioia dei cattolici: pensavano o facevano finta di credere che così sarebbe scomparsa la prostituzione. Era ipocrisia o ignoranza: da che mondo è mondo la prostituzione c’è sempre stata e sempre ci sarà. I bordelli, i “casini” o più elegantemente le “case di appuntamento” o "case di tolleranza" erano luoghi dove gli uomini andavano a fare sesso a pagamento: uomini di ogni specie, dai benestanti agli operai, dai preti ai disabili. Quando arrivava un personaggio importante o un prelato lo si faceva passare in modo discreto, tirando una tenda nella saletta dove sostava chi era in attesa. Io ci andai una sola volta, prima della chiusura; ero uno studente squattrinato, e con amici volevamo vedere di cosa si trattava, per curiosità. Andare lì senza “consumare” veniva tollerato dalla tenutaria: era un’ottima promozione, prima o poi qualcuno di quelli che erano andati solo per guardare sarebbe ritornato con i soldi in tasca. Spesso un cartello appeso alla parete annunciava sconti per studenti e militari. Era un posto sicuro: niente “protettori”, niente malattie veneree perché le prostitute erano periodicamente controllate da un medico, e le ragazze cambiavano ogni quindici giorni. A Bologna erano famosi i “casini” di Via delle Oche, via dell’Orso, via Bertiera. Quando chiusero, per la clientela fu un giorno di lutto nazionale: un facoltoso fiorentino comprò il portone di ingresso del suo bordello preferito e se lo portò a casa.
 Dopo la legge Merlin ovviamente la prostituzione continuò ma i benpensanti fecero finta di non vedere o di non capire: ancora a fine 2013 ho sentito la ricetta di una parlamentare fuori dal mondo per "abolire" la prostituzione. Così oggi ci sono ragazze (ma anche maschi e trans) che dovunque, sulla strada, danno un triste spettacolo del fenomeno: guardate a vista e brutalmente sfruttate dalla criminalità, portatrici di malattie pesanti. Sono passati quasi 60 anni da quella legge, sono fioriti dovunque i bordelli privati e non controllati, sono nati locali per scambisti, i pornoclub, i box del sesso. Ormai siamo ossessionati dal sesso. Ma va tutto bene, per gli ipocriti: importante è che lo Stato non riconosca l’esistenza del fenomeno. Fra l'altro qualcuno sostiene che lo Stato non potrebbe riconoscere le "case di appuntamento" perchè dovrebbe poi chiedere le relative tasse. E sarebbe immorale, dicono. E io dico: è morale tassare le sigarette quando sui pacchetti c'è scritto che il fumo uccide? E' morale permettere che certe città siano sommerse dai rifiuti tossici che fanno proliferare i tumori?

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