Duilio Fenara era un procuratore sportivo,
svolgeva il suo lavoro soprattutto con i pugili ma frequentava ogni branca
dell’attività sportiva. A metà degli anni 70, stanco di girare il mondo, aveva
acquistato alla periferia di San Lazzaro di Savena una vecchia casa da
contadini con annesso fienile. L’aveva scelto proprio bene, il posto dove
riposarsi. Era un posto magico, situato in mezzo alla campagna bolognese, là
dove gli ultimi contrafforti dell’Appennino tosco-emiliano si fondono con la
pianura. Di fianco alla casa, un laghetto artificiale scavato fra pini, abeti e
querce. Ci si arrivava percorrendo una strada sterrata che con un ponte
scavalcava il torrente Zena e che finiva
lì. Era la pace assoluta. Anni dopo anche Gianni Morandi sarebbe andato
a vivere da quelle parti, poche centinaia di metri distante dalla casa di
Fenara. Comprandosi e ristrutturando un’antica ed enorme casa e, per stare
tranquillo, anche la collina che la sovrastava. Detto per inciso, dietro quella collina, c'è la villa di Alberto Tomba. Ma prima di Morandi c’ero
andato io, a un chilometro dallo “Chalet del Lago”: così Fenara aveva chiamato
la sua casa dopo averla trasformata in locanda. Quella locanda era diventata in
poco tempo il ritrovo di appassionati di sport, ti capitava ad esempio di
incontrare Amaduzzi, il manager di Nino Benvenuti, o qualche giocatore del
Bologna. Era un traffico continuo di vecchie e nuove glorie sportive. Anche
perché poco distante c’era la trattoria di Romano, presidente del San Lazzaro
Calcio, e dunque altro polo d’attrazione. Cominciai a frequentare la locanda di
Fenara quando ancora non abitavo lì. Sua moglie faceva dei tortellini da fine
del mondo e un risotto ai funghi da sballo: ci andavo con moglie e figlio
piccolo quando sentivo il bisogno di una mezza giornata di completo relax. Un
giorno del 1977 Duilio mi chiamò e mi disse che avrebbe ospitato nel suo Chalet
la Nazionale di ginnastica della Romania, mi interessava? Mo sorbole se mi
interessava! C’era la grande Nadia Comaneci, fresca dei trionfi delle Olimpiadi
di Montreal dove aveva vinto 3 medaglie d’oro, una d’argento e una di bronzo. Miglior
posto per stare in pace e lontana dai clamori della stampa non avrebbe potuto
trovare. Passai un pomeriggio intero con la giovane Nadia (aveva 15 anni), le
feci una lunghissima intervista esclusiva pubblicata il giorno dopo su “Stadio”,
soprattutto la scoprii come bambina “libera”, per
qualche ora spogliata della sua fama. Correva sul prato attorno al lago, suonava il pianoforte che era
piazzato appena dopo l’entrata, rideva e scherzava con le compagne. Anni dopo
Fenara se ne andò da lì, col figlio musicista aveva aperto una osteria da
un’altra parte, in una via trafficatissima. Lo Chalet del Lago passò di mano in
mano ma nessuno seppe attirare tanta gente come lui. E così chiuse. Quella vecchia
casa da contadini è oggi un condominio, il laghetto è mezzo prosciugato e non
ci si può avvicinare perché un enorme cancello di ferro ti sbarra il passaggio.
Adesso, quando faccio la mia camminata quotidiana, mi fermo lì davanti e mi
viene da pensare all’amico Duilio, ai tortellini di sua moglie, alle mani di
Nadia sulla tastiera.
Nessun commento:
Posta un commento