Una delle più interessanti iniziative del “Guerin
Sportivo” nella sua storia centenaria è stato il “Film del Campionato”: l’aveva
ideato Italo Cucci, direttore, a metà degli anni 70. Ogni settimana 16 pagine
del giornale venivano riservate a foto, tabellini e disegni (di Paolo
Samarelli) relativi alla precedente domenica di campionato, che poi i lettori raccoglievano
e conservavano per rilegarle a fine stagione in modo da avere in mano il
riassunto dell’intera annata calcistica. Nel 1987 Marino Bartoletti perfezionò
l’idea: il Film del campionato veniva pubblicato la domenica stessa delle
partite. E questa fu un’avventura straordinaria. Allora non c’erano le foto
digitali né internet per trasmetterle in redazione.
Ogni domenica il Guerino spediva uno o due
fotografi sui campi della Serie A. Il problema nasceva quando si trattava di
fare arrivare le foto a Bologna in tempo utile - cioè entro le 11 di sera - per
sviluppare le pellicole, selezionare le immagini e impaginare. Qui entrava in
scena la fantasia, l’incoscienza, lo spirito di sacrificio di quei folli fotografi.
C’era qualcuno come il “magico” Guido Zucchi o il “pazzo” Bellini che erano
capaci di mettersi in macchina a Lecce e arrivare a Bologna in meno di 5 ore. C’era
qualcun altro, come Paolo Cassella, che dopo aver fatto la partita della Roma o
della Lazio, si precipitava ad un punto convenuto per raccattare i rullini che
arrivavano da Cagliari o da Bari per poi correre all’aeroporto o alla stazione
e imbarcarli su un aereo o un treno. Capozzi, da Napoli, se per un ingorgo
perdeva la possibilità di consegnare le sue foto, inforcava la macchina e ce le
portava fino in redazione. Calderoni, quando batteva i campi del nord, si fermava
al casello di Piacenza ad aspettare le foto che arrivano da Genova o da
Bergamo.; aspettava impassibile, non perdeva mai la calma se qualcuno accusava
pesanti ritardi. Tutto questo con sole o pioggia, neve o nebbia. Dietro a tutto
ciò c’era un incredibile lavoro di coordinamento affidato a Maurizio Borsari, la
cui fantasia non conosceva limiti. A volte il recupero delle fotografie avveniva
attraverso le vie più inimmaginabili. Da Bari capitava che ce le portasse il
mediano Angelo Colombo, che ogni domenica sera tornava a Milano e a Bologna
aspettava al casello un nostro fattorino; oppure lo stesso mister Salvemini,
che dopo la partita tornava in famiglia a Reggio Emilia. Le foto della Samp
spesso le dovevamo alla cortesia di Pari, quelle della Juve a una tifosissima
bianconera che abitava a San Lazzaro, la Rosa. Spesso entravano in gioco anche
arbitri, capotreni, piloti di aerei: tutti straordinariamente disponibili e
mobilitati per fare arrivare in tempo al Guerino le immagini delle partite. E
spesso accadevano episodi curiosi. Una volta a Roma il mitico Cassella aveva
perso l’aereo. Si precipitò in stazione. Fermò il primo passeggero “affidabile”
in partenza per Bologna e gli chiese se poteva portare un pacchetto di rullini.
Il passeggero era un prete. Si mise a strillare come un’aquila, chiamò la Polfer
urlando che uno sconosciuto voleva appioppargli, forse, una bomba. Cassella solo
dopo un’ora riuscì a chiarire l’equivoco. Le foto, quella volta, arrivarono con
grandissimo ritardo. Ma arrivarono.
Una volta giunte in redazione le pellicole
venivano portare allo sviluppo presso il laboratorio di Franco Villani, distante una decina di km dal Guerino. Poi
Villani portava le diapositive in redazione e il direttore e i suoi più fidati
collaboratori sceglievano le migliori per impaginarle assieme ai disegni di Samarelli che intanto erano arrivati via fax. A raccontarla così oggi sembra una follia.
Forse lo era. Ma quando alle 5 di mattina te ne tornavi a casa per andare a
letto, ti sentivi di aver “creato” qualcosa di importante. Per te e per i
lettori.
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