Abbiamo il ministero del welfare, politici, televisioni e
giornali sproloquiano con grande disinvoltura della service tax, della
spending review (che sarebbe la revisione della spesa pubblica) e di streaming,
inducendo la gente comune a chiedersi di che cosa si stia blaterando. Trovo
ridicola e abbastanza stupida questa mania di sconvolgere la nostra lingua:
siamo un paese che in generale non sa parlare né capire quella lingua
universale che è diventato l’inglese eppure ne adottiamo parole in quantità
smisurata, più di ogni altra nazione. Una volta ho sentito alla tv un
giornalista addirittura dire “plas”, inglesizzando il latinissimo “plus”.
Nelle pubblicità si reclamizzano i telefonini "mobail" storpiando l'italianissimo "mobile" (dal latino "movere", muovere). Questo che sto scrivendo è un "post": leggo su qualche vocabolario che
è parola inglese. Col cavolo! Gli inglesi
l'hanno preso dal latino "positus"! "Occupy" adesso va tanto di moda e viene tronfiamente detto senza sapere che deriva dal latino "obcapere", prendere possesso. Ultimamente dilaga la parola "selfie": vuol dire autoscatto ma vuoi mettere dirlo in inglese?! Fai un figurone. Nelle offerte estive o nei viaggio viene trionfalmente detto che è "all inclusive": tutto compreso era forse troppo difficile. C'è una interessantissima trasmissione tv, si chiama "coffee break": era troppo volgare chiamarla pausa caffè? Su un giornale ho letto un titolo che sicuramente era destinato ad appassionati di enigmistica: "Crowdfunding per l'Ijf". E un altro ancora: "Moovely ti dà un passaggio, la nuova app del carpooling". Incomprensibile ai più. Tempo fa il Ministero
dell’Interno ha avviato una campagna contro il femminicidio mettendo in
circolazione T-shirt ("maglietta" non andava bene eh?)
con la scritta “No more feminicide”: d’accordo che il fenomeno è internazionale
ma sarebbe stato tanto vergognoso scrivere “Non più femminicidi”?
La ex Ministro
Fornero ebbe a dire che i giovani sono "choosy" (schizzinosi) inducendo
tutti ad andare a sfogliare il dizionario per vedere se fosse un insulto o un
complimento. La mostruosità più orribile l'ho letta qualche giorno fa: in un libricino di storie sulle Winx (cartoni per bambini) si dice che le piccole fate hanno fatto "un master di magia". Un master di magia?????? Vallo a spiegare cos'è a una bambina di 5-6 anni. Chi ha scritto una cosa del genere è uno fuori dal mondo: era proprio necessario usare la parola master quando la nostra lingua propone "scuola" o "corso"? Il fascismo fece una crociata contro quella consuetudine già
emergente negli anni 20, talvolta rendendosi patetico: il gol di una partita di
calcio per esempio divenne “porta” o “rete”, il bar venne chiamato
"mescita" e il cocktail "bevanda arlecchina". Non pretendo
tanto, in tempi di globalizzazione. Mi vanno bene parole che sintetizzano un
concetto meglio dell’italiano, come blitz o boom o stop, ma non accetto che una
squadra sia diventata un team, che la pausa pranzo si chiami break, che un
periodico sia un magazine, che per dire spazzatura si debba ricorrere a trash o
che il biglietto debba essere chiamato ticket e lo spuntino uno snack. Siamo dei provincialotti:
abbiamo una delle lingue più armoniose ed espressive del mondo ma crediamo di
elevarci pronunciando (spesso storpiandole) parole di altra estrazione.
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