Abbiamo partorito Leonardo, Michelangelo e Giotto. La Ferrari,
la Lamborghini e la Vespa. Armani, Valentino, Versace e Gucci. Cristoforo Colombo,
Amerigo Vespucci e Marco Polo. Guglielmo Marconi, Carlo Rubbia e Rita
Levi-Montalcini. Verdi, Rossini e Puccini. Caruso, Mario Del Monaco e Luciano Pavarotti. E un sacco di altra gente di
genio. Ci chiamano il Bel Paese
perché siamo ricchi di bellezze naturali come pochi altri e possediamo la fetta
più grande del patrimonio artistico mondiale. Se però chiedi fuori dei confini di
sintetizzare l’Italia ti senti dire: Pizza, Maccheroni, Mandolino, Mafia.
L’italiano? Tipo simpatico, generoso ma anche inaffidabile e malfidato, geniale
a volte, spesso imbroglione. “Italiani brava gente”, è un altro modo di dire.
Che significa: gente sempliciotta.
La prima volta che un nostro allegro capo di governo si presentò a un vertice europeo, non trovò niente di meglio da fare che esibirsi nella foto ufficiale nel gesto delle corna sulle testa di chi gli stava davanti, per la storia il rappresentante spagnolo. Nelle ultime elezioni nazionali il successo più clamoroso lo ha riscosso un comico di professione, Beppe Grillo. Lo sappiamo bene come siamo fatti, tant’è vero che a volte, presi da un leggero rigurgito di pudore, diciamo: "Non facciamoci riconoscere!". Però spesso la tentazione – del farsi riconoscere - è irresistibile. Siamo noti per “l’arte di arrangiarsi”, l’essere “furbo” nel senso di truffare il prossimo pare quasi titolo di merito, l’evasore fiscale è quasi guardato con invidia: ah se potessi lo farei anch’io! Fare cosa? Fregare lo Stato, cioè noi stessi. Bella furbata! Siamo un paese paradossale. E siamo un paese di cialtroni. Due volte cialtroni.
La prima volta che un nostro allegro capo di governo si presentò a un vertice europeo, non trovò niente di meglio da fare che esibirsi nella foto ufficiale nel gesto delle corna sulle testa di chi gli stava davanti, per la storia il rappresentante spagnolo. Nelle ultime elezioni nazionali il successo più clamoroso lo ha riscosso un comico di professione, Beppe Grillo. Lo sappiamo bene come siamo fatti, tant’è vero che a volte, presi da un leggero rigurgito di pudore, diciamo: "Non facciamoci riconoscere!". Però spesso la tentazione – del farsi riconoscere - è irresistibile. Siamo noti per “l’arte di arrangiarsi”, l’essere “furbo” nel senso di truffare il prossimo pare quasi titolo di merito, l’evasore fiscale è quasi guardato con invidia: ah se potessi lo farei anch’io! Fare cosa? Fregare lo Stato, cioè noi stessi. Bella furbata! Siamo un paese paradossale. E siamo un paese di cialtroni. Due volte cialtroni.
Perché siamo geneticamente propensi all’inganno e perché con i
nostri comportamenti abbiamo distrutto e distruggiamo il patrimonio storico di
genialità che il mondo ci ha riconosciuto. Per dire. Qualche anno fa è
stato arrestato il primario di un noto ospedale, personaggio dovunque
stimatissimo e riveritissimo; ebbene, questo “signore” ha fregato
l’assicurazione facendosi pagare un falso incidente combinato con un farabutto
di sua conoscenza. Ne aveva bisogno? Crediamo proprio di no, però l’impulso di
farlo dev’essere stato irresistibile.
Nessun commento:
Posta un commento