Secondo alcuni il vocabolo deriva da “Hooley’s gang”, una
banda che terrorizzava il quartiere londinese di Islington. Secondo altri
il termine deriverebbe da “hooley” che nella lingua irlandese equivale a “festa
sregolata”. La versione più attendibile però riconduce il termine hooligan a
una famiglia di irlandesi, gli Hiulihans che alla fine del 1800 viveva alla
periferia di Londra. Erano tutti - uomini, donne, vecchi e bambini - prepotenti,
rissosi e attaccabrighe. In pochi anni si fecero una fama tristissima, tanto da
riuscire a perpetuare il loro nome nel tempo come sinonimo di delinquenza. Negli Anni 80, esplosa la violenza negli stadi, in
Inghilterra non si trovò niente di più appropriato di “hooligans” per definire
i teppisti che agivano intorno alle partite di calcio. Il vocabolo - ormai di valenza internazionale - é entrato
anche nella terminologia italiana nel 1985, in occasione della finale di Coppa
dei Campioni fra Liverpool e Juventus disputata a Bruxelles, nel famigerato
stadio Heysel, il 29 maggio. Dall’azione degli hooligans inglesi scaturì una
vera strage: 39 morti. Quell’impresa fu pagata a caro prezzo dal calcio
britannico: le squadre inglesi per tre anni furono escluse dalle coppe europee. Il fenomeno degli hooligans é stato oggetto di studio in
Inghilterra e nel mondo nonché argomento di diversi saggi e pubblicazioni.
L’analisi scientificamente più corretta resta quella di due sociologi
dell’Università di Leycester, uscita in veste di libro nel 1988 col titolo “The
Roots of Football Hooliganism” (Le radici dell’hooliganismo calcistico): in
essa la radice dell’hooliganismo calcistico viene individuata in un mix di
disagio giovanile, istanze sociali disattese, noia, necessità di imporsi
all’attenzione. Di uguale significato
- per definire cioé la teppaglia da stadio- é la parola ultrà, derivata da un
corpo d’assalto francese ai tempi della guerra d’Algeria, a sua volta presa in
prestito dall’ ultra-royalismo durante il periodo della Restaurazione.
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