Perché a volte si sente parlare di “diplomazia del ping pong”? Che cosa significa? Che cosa ha a che fare il tennistavolo con la politica?
L’espressione “diplomazia del ping pong” - datata 1971 -
tornò di attualità nel 1993 quando, proprio mentre Israele e Palestina si
sedevano al tavolo per le prime trattative di pace, un atleta israeliano e uno
palestinese si sfidavano al tavolo da ping pong in un incontro internazionale:
il primo dopo 46 anni. “Questo match é stato il primo passo verso la pace”,
commentarono i dirigenti sportivi delle due delegazioni. Il ping pong nel 1971 era stato il pretesto per il
riallacciamento delle relazioni fra Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese
(da qui “la diplomazia del ping pong”). A Nagoya (Giappone) erano in corso i
campionati del mondo di tennistavolo quando i dirigenti della squadra cinese
annunciarono che un gruppo di atleti stranieri aveva espresso la volontà di
visitare la Cina. Era il 7 aprile 1971. La “visita” fu allestita in men che non
si dica, probabilmente era già stata studiata dai cinesi, che volevano
avvicinare gli americani avendo rotto il rapporto di “amicizia” con i
sovietici. Il 10 aprile la squadra Usa entrava in Cina. Nessun americano non
comunista era entrato in Cina dalla fondazione della Repubblica (1949). Solo il “Manila Times” prese coscienza della storicità
dell’evento dandone immediatamente notizia, seguito poi da “Time”, dalla
“Associated Press” e dalla “Nbc”. Atleti e dirigenti Usa visitarono il Paese,
vi furono diversi incontri amichevoli di tennistavolo e il 15 aprile la
delegazione americana fu ricevuta a Pechino da Ciou Enlai. Il quale fra
l’altro disse: “Con questo inizio i popoli cinese e americano saranno in
grado di avere contatti costanti”. Potenza
della “diplomazia del ping pong”: nello stesso 1971 la Cina fu riammessa
all’Onu e da lì a poco riallacciò i rapporti con tutte le potenze occidentali.
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