Quando ero piccolo e abitavo in campagna dai nonni l'unico divertimento per bambini erano i burattini. I burattini, inventati nel 1700, per intenderci sono quelle "teste di legno" mosse dalle dita del burattinaio infilate nel collo e nelle maniche del vestito: quindi non sono da confondere con le marionette, mosse da fili. Di solito lo spettacolo consisteva in una storia completa, una favola con re e principesse, seguita poi da una "farsa". E' lì che si esplodeva in risate, è lì che ci si divertiva. Entravano in scena i personaggi bolognesi: il dottor Balanzone, un panciuto avvocato sempre pronto a dare consigli e a pontificare; Fagiolino, che rappresentava il monello dei bassifondi, costantemente sporco e affamato, sposato con tale Isabella che lui chiamava "Brisabella" (brisa equivale e non); Sganapino, spalla di Fagiolino creato nel 1877, un tipo semplice e allegro che girava sempre con un manico di scopa, pronto a menare tutti. Il nome completo di Sganapino era Sganapino Posapiano Squizzagnocchi. Le farse finivano immancabilmente nello stesso modo: con Sganapino che prendeva a bastonate sulla testa il malcapitato di turno.
Quelle scenette non me le sono più tolte dalla testa e col tempo imparai ad amare altri personaggi, come il modenese Sandrone, i bergamaschi Arlecchino e Brighella, il napoletano Pulcinella. Non vidi più uno spettacolo di burattini fino al 1991, quando entrò in scena il giovane Riccardo Pazzaglia, allievo di Demetrio Presini (nella foto in basso è con la Cancellieri, per qualche tempo commissario straordinario a Bologna). Pazzaglia è quello che ha sollecitato il ritorno di questo tipo di spettacolo portando l'arte del burattinaio nelle scuole, nelle piazze, nei centri culturali e creando nuovi personaggi, l'ultimo dei quali nato nel 2001 su suggerimento di una scuola elementare locale: Lazzarone, che nel gergo dialettale significa scapestrato e il cui nome vuole anche ricordare la sua origine a San Lazzaro di Savena. Il ritrovare i "miei" burattini fu un ritorno all'infanzia, alla serenità. Mi ci appassionai tanto che me ne feci costruire due da Pazzaglia, Fagiolino e Sganapino: ci mise parecchi mesi a lavorare il legno di pino per la testa e a cucire i vestiti, perchè Riccardo era oberato da impegni. Ma adesso ho in casa i miei due burattini personali: mi costarono parecchio, qualcosa come 250 mila lire ciascuno se ricordo bene, ma ancora adesso penso che mai tanti soldi furono spesi meglio. Li guardo, li ritengo amici, gli vorrei anche parlare ma mi freno pensando che se lo facessi dovrei ritenermi diventato matto.
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