lunedì 16 settembre 2013

I PERCHE' - I colori delle maglie


Perché la Juventus ha la maglia bianconera, la Roma giallorossa, il Napoli azzurra e così via?

 

I colori delle maglie da calcio hanno le origini più diverse e talvolta più strane. Per la maggior parte derivano dai colori dei gonfaloni cittadini o, come in Inghilterra, da quelli delle divise delle public schools in cui nacquero le squadre. A volte però le radici sono puramente casuali. I colori dell’uruguayano Penarol sono giallo e nero perché le locomotive della Ferrocarril Central, i cui dipendenti fondarono la squadra, erano dipinte a strisce di quei colori. Gli argentini del Boca Juniors adottarono il giallo e il blu il giorno in cui nel porto di Buenos Aires approdò una nave svedese con issata la bandiera nazionale (appunto, gialla e blu) che piacque molto. La Juventus nacque in maglia...rosa. Era il 1897, la società cercava la stoffa meno costosa, la trovò in un “percalle” color rosa da 70 centesimi al metro. La maglia bianconera fu adottata nel 1902 quando, stintesi le maglie rosa, il presidente juventino affidò all’inglese Goodley il compito di trovare qualcosa di più decente. Goodley scrisse al Nottingham chiedendo 12 maglie per “una piccola società di calcio italiana” senza specificare il colore. Arrivò uno scatolone con maglie a strisce verticali bianconere. Non piacquero a nessuno, ma erano destinate a fare storia. Nel 1997, per celebrare il proprio centenario, la Juventus disputò il campionato con la maglia rosa. Dall’Inghilterra viene anche il rossonero del Milan: lo scelse Herbert Kilpin, milanista, che a Torino aveva giocato in una squadra di dipendenti di una filiale di una ditta di Nottingham i quali, appunto, indossavano casacconi rossi e neri. Il nero e l’azzurro dell’Inter nacquero per un caso di pura necessità: il pittore Giorgio Muggiani, incaricato di schizzare l’emblema della nascente società milanese, aveva a portata di mano solo due matite, una nera e una blu... Molte maglie si rifanno ai gonfaloni comunali o provinciali: é il caso della Roma (il giallo e il rosso amaranto della Lupa), del Lecce (giallorosso), del Cesena (bianconero). Altri colori derivano da scelte bizzarre. Il biancoceleste della Lazio si rifà alla bandiera greca, emblema di trionfi olimpici; il granata del Torino alla credenza di portafortuna di quel colore. La Fiorentina, apparsa in viola nel 1929, deve questo colore a un lavaggio troppo caldo che fuse l’originario biancorosso; poiché il viola secondo molti porta sfortuna, la Fiorentina nel 1995 ha cominciato a giocare talvolta con una maglia rossa che però fu subito abbandonata. Poetica la scelta del Napoli: maglia azzurra come il cielo e il mare che hanno reso celebre la città. Azzurra é anche la maglia della Nazionale italiana. Che nel 1910 cominciò in maglia bianca. Poi adottò un anno dopo l’azzurro, che faceva da sfondo all’emblema di Casa Savoia. In occasione del Mondiale 1938, in piena era fascista, giocò anche con la maglia nera, colore tipico del regime. Da quando, a metà degli Anni 80, per ragioni di visibilità gli arbitri iniziarono a indossare divise colorate (giallo, rosso, grigio) e non più nere, furono sempre più numerose le squadre che fecero del nero il colore dominante delle loro maglie, quantomeno della seconda muta. Verso la fine degli Anni 90 le mute delle squadre più prestigiose sono diventate tre, di colori diversi, variabili praticamente ad ogni stagione (una per le partite interne, una per quelle in trasferta e una per le Coppe). Ciò, per assolvere esigenze di merchandising: sono sempre più numerosi i tifosi che per identificarsi con la squadra del cuore ne acquistano la maglia. Tutto questo, alla lunga e in qualche caso, ha fatto disperdere una tradizione e dimenticare le origini di un club.

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