Perché la Juventus ha la maglia bianconera, la Roma giallorossa, il Napoli azzurra e così via?
I colori delle maglie da calcio hanno le origini più diverse
e talvolta più strane. Per la maggior parte derivano dai colori dei gonfaloni
cittadini o, come in Inghilterra, da quelli delle divise delle public schools
in cui nacquero le squadre. A volte però le radici sono puramente casuali. I
colori dell’uruguayano Penarol sono giallo e nero perché le locomotive della
Ferrocarril Central, i cui dipendenti fondarono la squadra, erano dipinte a
strisce di quei colori. Gli argentini del Boca Juniors adottarono il giallo e
il blu il giorno in cui nel porto di Buenos Aires approdò una nave svedese con
issata la bandiera nazionale (appunto, gialla e blu) che piacque molto. La Juventus nacque in maglia...rosa. Era il 1897, la società
cercava la stoffa meno costosa, la trovò in un “percalle” color rosa da 70
centesimi al metro. La maglia bianconera fu adottata nel 1902 quando, stintesi
le maglie rosa, il presidente juventino affidò all’inglese Goodley il compito
di trovare qualcosa di più decente. Goodley scrisse al Nottingham chiedendo 12
maglie per “una piccola società di calcio italiana” senza specificare il
colore. Arrivò uno scatolone con maglie a strisce verticali bianconere. Non
piacquero a nessuno, ma erano destinate a fare storia. Nel 1997, per celebrare
il proprio centenario, la Juventus disputò il campionato con la maglia rosa.
Dall’Inghilterra viene anche il rossonero del Milan: lo scelse Herbert Kilpin,
milanista, che a Torino aveva giocato in una squadra di dipendenti di una
filiale di una ditta di Nottingham i quali, appunto, indossavano casacconi
rossi e neri. Il nero e l’azzurro dell’Inter nacquero
per un caso di pura necessità: il pittore Giorgio Muggiani, incaricato di
schizzare l’emblema della nascente società milanese, aveva a portata di mano
solo due matite, una nera e una blu... Molte
maglie si rifanno ai gonfaloni comunali o provinciali: é il caso della Roma (il
giallo e il rosso amaranto della Lupa), del Lecce (giallorosso), del Cesena
(bianconero). Altri colori derivano da scelte
bizzarre. Il biancoceleste della Lazio si rifà alla bandiera greca, emblema di
trionfi olimpici; il granata del Torino alla credenza di portafortuna di quel
colore. La Fiorentina, apparsa in viola nel 1929, deve questo colore a un
lavaggio troppo caldo che fuse l’originario biancorosso; poiché il viola
secondo molti porta sfortuna, la Fiorentina nel 1995 ha cominciato a giocare
talvolta con una maglia rossa che però fu subito abbandonata. Poetica la scelta del Napoli: maglia azzurra come il cielo e
il mare che hanno reso celebre la città. Azzurra é anche la maglia della
Nazionale italiana. Che nel 1910 cominciò in maglia bianca. Poi adottò un anno
dopo l’azzurro, che faceva da sfondo all’emblema di Casa Savoia. In occasione
del Mondiale 1938, in piena era fascista, giocò anche con la maglia nera,
colore tipico del regime. Da quando, a metà
degli Anni 80, per ragioni di visibilità gli arbitri iniziarono a indossare
divise colorate (giallo, rosso, grigio) e non più nere, furono sempre più
numerose le squadre che fecero del nero il colore dominante delle loro maglie,
quantomeno della seconda muta. Verso la
fine degli Anni 90 le mute delle squadre più prestigiose sono diventate tre, di
colori diversi, variabili praticamente ad ogni stagione (una per le partite
interne, una per quelle in trasferta e una per le Coppe). Ciò, per assolvere
esigenze di merchandising: sono sempre più numerosi i tifosi che per
identificarsi con la squadra del cuore ne acquistano la maglia. Tutto questo,
alla lunga e in qualche caso, ha fatto disperdere una tradizione e dimenticare
le origini di un club.
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