Pur non frequentandole, le balere mi hanno sempre affascinato. Sarà perché quando ero piccolo nelle sere d’estate mia nonna mi portava a vedere quelli che ballavano: mi sono rimasti dentro il suono della fisarmonica e del clarinetto, e la visione di anziani che si muovevano al ritmo di un valzer o di una mazurka. Balera significa “locale popolare”, o “spazio all’aperto per balli campestri”. E’ un mondo straordinario, l’ho constatato nelle varie sagre, nei circoli Arci, alle feste de l’Unità. C’è l’orchestrina che suona dal vivo, dando spazio alla fisa, al sax, alla tastiera. C’è il/la cantante magari già un po’ avanti con l’età e con le forme pronunciate. E c’è un popolo che balla con una passione che non sospetteresti mai a vederlo in altri contesti. Un popolo di gente avanti con l'età, soprattutto. Li vedi la mattina quando vanno a fare la spesa o a prendere il giornale, la camminata lenta, le spalle un po' curve. Li rivedi incredibilmente trasformati la sera. Seriosi, agili, concentrati, sembrano quasi persi in un sogno lontano. Ammiro questa gente che trova la forza di non rassegnarsi all’età che avanza o alla condizione sociale non elevata: seguendo la musica e ballando dimenticano gli acciacchi, la crisi, le delusioni. Socializzano, parlano, ridono. Sanno che domani ricominceranno i problemi di ogni giorno ma sanno anche come dimenticarli per un pò. Persone positive. Sono un inno alla vita. Che i giovani non conoscono: si stordiscono nelle discoteche riempiendosi il cervello di suoni fuori norma e il corpo di alcol e spesso droghe, anche loro forse per non pensare a un futuro che non c’è. Quando scomparirà questa generazione di anziani, scompariranno anche le balere.
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