domenica 15 settembre 2013

RIFLESSIONI - La guerra


E’ l’omicidio di massa più stupido e inutile che si possa immaginare. Esplode per l’interesse di pochi, spesso con pretesti risibili, e coinvolge tutti. Con una evidente contraddizione: chi la decide, se ne sta ben coperto e al sicuro mentre manda gli altri a morire. C’è un tale che dice: quelli là hanno petrolio, terre, ricchezze di vario genere che noi non abbiamo, andiamogliele a prendere. Oppure: quello là crede in un dio diverso dal mio, bisogna convincerlo a redimersi (le famose Crociate ne sono memorabile esempio), quello là è di una razza diversa dalla mia, eliminiamolo. Oppure ancora: bisogna difendersi da eventuali attacchi di nemici, andiamo ad occupare il paese vicino. Oggi poi è di moda il pretesto di “esportare la democrazia” per ammazzare un sacco di gente, non solo altri militari ma vecchi, donne e bambini. I sopravvissuti a una guerra tornano con turbe indelebili: spesso senza un braccio o una gamba, quasi sempre col cervello sfatto per il terrore vissuto o per le droghe assunte per sopportare quell’assurdità. 

Nessuna guerra ha mai portato vantaggi, anzi. La prima guerra mondiale ha determinato le condizioni perché se ne scatenasse un’altra e ha lasciato dietro di sè una scia di sangue e di distruzione. Io l’ho vista la guerra e l’ho vissuta. Ricordo un aereo in fiamme nel cielo e il pilota che scendeva col paracadute con i capelli infuocati: cadde in un campo vicino a quello di mio nonno. Ricordo il terrore nel veder piombare un bengala nel mio cortile, la distruzione del campanile della chiesa, le macerie, la disperazione della gente, lo sbigottimento dei bambini. Ricordo quando i tedeschi in fuga occuparono la casa di mio nonno dopo aver sistemato il loro carro armato nel cortile coprendolo di rami d’albero perché gli aerei non lo vedessero: per qualche giorno due si sistemarono da noi, ricordo ancora i nomi, Adam e Hildebrand. E ricordo una sera che Hildebrand mi teneva sulle ginocchia e mi mostrava un libro con dei disegni, era del suo bambino in Germania. Era buono, era uno come tutti che era stato costretto ad andare ammazzare gente mai conosciuta o a farsi ammazzare per i sogni di gloria di un pazzo come Hitler. Il giorno che andarono via, avevamo gli occhi lucidi. E dopo arrivarono i “liberatori”, gli americani, che facevano sfoggio di benessere e generosità: caramelle e cioccolata a volontà. Gli stessi che invocando la pace sganciarono due bombe atomiche sul Giappone, la cosa più feroce, insensata, cinica che si potesse mai immaginare. Penso ai costi di una guerra, delle armi e delle ricostruzioni: un oceano di soldi che sarebbe sufficiente a far star bene il mondo intero. Scrisse Igino Giordani 50 anni fa: “Se quanto si spende per le guerre si spendesse per rimuoverne le cause, si avrebbe un accrescimento immenso di benessere, di pace, di civiltà: un accrescimento di vita. E non è meglio vivere che morire ammazzati?”. Condivido. 

 Noi spendiamo non so quanti miliardi per comprare aerei o costruire navi da guerra mentre viviamo una terribile crisi economica. E’ assurdo. E’ idiota chi parla di guerra “giusta”: nessuna guerra ha mai portato vantaggi, ha solo seminato odio, rancore e disperazione. Penso allla Corea, al Vietnam, all’Afghanistan, all’Iraq. Penso a Israele e Palestina. Penso ai bambini deformi che ancora nascono in Vietnam a causa dei gas lanciati dai “liberatori”. E mi incazzo come una belva.

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