Una frase
odiosa e ridicola che denuncia sconfinata arroganza e spesso sottintende una
minaccia. La disse il sindaco Vittorio De Sica al poliziotto Alberto Sordi nel
film “Il vigile”, la ripetè Totò nel celebre sketch del vagone letto con l’On. Trombetta.
Molti umoristi ne hanno fatto un cavallo di battaglia proponendo – oltre alle
pernacchie - risposte adeguate tipo “Meglio che io non lo sappia!”. E’ una cosa
patetica. Eppure c’è ancora chi la pronuncia, anche se a inizio 2013 la Suprema
Corte l’ha fatta diventare reato (implica una minaccia). A luglio del 2013 a
Cuneo una ex Onorevole aveva parcheggiato nel posto riservato ai disabili; alla
multa dei vigili aveva risposto lanciando la famosa frase e dicendo che si
sarebbe rivolta al sindaco: è stata condannata a un risarcimento di 5.000 euro.
A me capitò di sentirmela dire quando ero direttore del Guerin Sportivo. Un
giorno mi telefonò un tale protestando vivacemente per non so quale articolo, e
si scaldò tanto che a un certo punto disse la mitica frase, aggiungendo che era
amico intimo del tale Onorevole. Io sono un tipo che riesce a sopportare tutto
fuorchè la limitazione della libertà e la prepotenza. Risposi nel modo sbagliato.
Invece di spernacchiarlo mi arrabbiai di brutto e lo investii con una sequela
di insulti che lo pregai di girare anche al suo Onorevole. A proposito di
Onorevole, mi ha fatto ridere e arrabbiare nel contempo una politica calabrese
di quasi 60 anni che ha rimandato alla Prefettura di Crotone una lettera
indirizzata “semplicemente” alla dottoressa tal dei tali: sono “Onorevole”, ha
scritto al Prefetto, e questo è un titolo che lei deve mettere sulla busta. Equivaleva
a un “lei non sa chi sono io”. Era stata in Parlamento per soli 2 anni, dal
2006 al 2008, ma si teneva abbarbicata a quel titolo. Se avesse saputo che
onorevole significa degno di onore, rispetto, stima, forse si sarebbe
risparmiata quella figuraccia.
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